Licenziamento legittimo per aumentare la redditività dell’impresa

Cassazione: sì al licenziamento oggettivo del lavoratore per rendere l’impresa redditizia

Una rivoluzionaria sentenza della Cassazione è destinata a sollevare un po’ di polemica nell’ambito della giurisprudenza in tema di licenziamento.

Stiamo parlando della sentenza numero 245201 del 7 dicembre 2016, che ha sostituito la sentenza del 29 maggio del 2015 della Corte di Appello di Firenze, la quale aveva imposto ad una Spa di Roma la corresponsione di un’indennità ad un dipendente che era stato licenziato nel 2013, sulla base della mancanza di ‘giustificato motivo oggettivo’ nel licenziamento.

La sentenza della Cassazione ha accolto quindi la tesi proposta dai legali della Spa in questione, che hanno difeso il loro cliente richiamando l’articolo 41 del testo costituzionale, il quale sostiene che l’iniziativa economica privata è libera.

Sulla base di questo articolo, i legali hanno argomentato che l’imprenditore, rispettando la legge, può assumere le decisioni che ritiene migliori per rendere ‘più funzionale ed efficiente la propria azienda’ senza che il magistrato possa intervenire nel merito di tale decisione. Una interferenza da parte del giudice, proseguono i legali, sarebbe un ‘limite’ grave nei confronti dell’autonomia dell’imprenditore, così come sarebbe un limite grave la possibilità per l’imprenditore di licenziare un lavoratore solamente in caso di grave crisi economica.

A sorpresa, i giudici della Cassazione hanno ritenuto le argomentazioni dei legali della Spa come fondate. Infatti, secondo i togati, il ‘motivo oggettivo di licenziamento’ rientra nell’ambito delle ragioni che fanno riferimento all’attività produttiva; e all’interno della nozione di attività produttiva, secondo la Cassazione, sarebbero da ricomprendere anche le ipotesi di ‘riassetto organizzativo’ per la ‘più economica’ gestione della sua azienda.

Con la conclusione che il giudice non può interferire in una decisione simile, riflesso dell’autonomia dell’imprenditore nell’attività economica da lui esercitata.

La decisione in questione, sempre secondo questa sentenza della Cassazione, si basa sul fatto che non è possibile determinare in maniera aprioristica o escludere a priori determinate ragioni di licenziamento che fanno riferimento all’organizzazione del lavoro e dell’attività produttiva, fra le quali ci potrebbe essere anche il licenziamento del lavoratore per motivi di aumento della redditività dell’impresa.

Un licenziamento di questo tipo rientra nell’ambito della legittimità, sempre che sia correlato con la necessità di aumentare la ‘redditività dell’impresa’.

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In conclusione, questa sentenza della Cassazione dice che per il licenziamento di un dipendente non è necessario che l’azienda sia di fronte ad un andamento economico negativo, o a delle spese ‘straordinarie’.

Quello di ‘salvaguardare la competitività nel settore’ della propria impresa da parte dell’imprenditore, è quindi, per la Cassazione, un obiettivo che ‘non appare immeritevole’.

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    Maria Grazia R.
    Scrittrice ed Esperta in materie di diritto del lavoro e previdenza sociale